DJI SPARK
DJI Spark è la prima macchina di una nuova generazione di droni, quella dei super compatti ma comunque sempre “professionale”. DJI Spark non rinuncia quindi a sensori e funzioni delle classi superiori, ma vuole renderli alla portata anche di quegli appassionati che si sentono giustamente più intimoriti dai “mostri” tecnologici per riprese video professionali. Noi di Genial Drone analizziamo ora questo SPARK e vediamo d capire se la casa cinese ci sia riuscita o se ci sia ancora qualcosina da rifinire. A bordo dunque!!
A una prima e distratta occhiata DJI Spark somiglia ad un mini Mavic Pro, ma la somiglianza tra i due è puramente “meccanica”. I 4 braccetti di Spark infatti non si piegano, sono quindi rigidi e fissi. Sono (giustamente) invece ripiegabili le ELICHE, in modo da ridurre al minimo l’ingombro per i trasporti. La parte centrale sarà infatti piccola quanto un moderno smartphone, ma i bracci dei droni hanno comunque il loro ingombro che vanificano in parte questa caratteristica. Questo per dire che DJI Spark è sì molto compatto e molto leggero (300 grammi), ma la superficie che occupa non si riduce davvero come il Mavic Pro: Se voleste riporlo in una custodia, avreste quindi bisogno di una borsa dimensionalmente adatta per portarlo con voi.
Sul retro del DJI Spark troviamo il pulsante di accensione e quattro LED relativi al funzionamento della batteria. Subito sopra, celati da uno sportellino con stampato il nome del drone, ci sono la porta micro USB per la ricarica e lo slot microSD (UHS-1 raccomandata!). Nella parte inferiore e frontale del frame sono presenti i numerosi sensori che servono allo Spark per analizzare e autoregolarsi a seconda dell’ambiente in cui volerà.
Come per quasi tutti i droni odierni, lo Spark è realizzato in buona parte con materiali plastici, sia per contenerne il più possibile il peso, sia per garantirne la necessaria elasticità e resistenza agli urti senza troppi o catastrofici danni. In linea di massima il suo frame ci restituisce una sensazione di concreta solidità ma NOI abbiamo rilevato due punti critici (anzi, forse sono 5). Il primo è il gimbal con la videocamera che è completamente esposto. (grrr!!)
La DJI ci ha assicurato che sia più robusto di quello del Mavic Pro ma noi obiettiamo che quest’ultimo vantava però una copertura in plastica, removibile, che volendo, andava a proteggere il gimbal. Il secondo è l’attacco dei motori ai braccetti. Questi ultimi, per i nostri gusti, si assottigliano un po’ troppo via via che si avvicinano alle quattro eliche ed il punto di giunzione risulta quindi senza dubbio più debole, anche perché la DJI gli ha inserito internamente una parte rigida, che ne aumenta il peso e ne diminuisce l’elasticità rendendo il tutto (almeno sulla carta) molto meno robusto del necessario.
Noi quindi vi consigliamo caldamente di usare il più possibile i para-eliche (non inclusi però nella versione base) per cercare di proteggere il drone, soprattutto nei primi tempi mentre ci dovrete ancora prendere confidenza o volendolo utilizzare al chiuso dove esistono più ostacoli “duri” come le pareti. Nonostante il suo aspetto esteriore compatto e robusto, levatevi perciò dalla testa che questo drone possa “sopravvivere” impunemente a delle collisioni toste contro superfici solide poiché non è certo stato progettato per andare in mano a piloti “scassatutto”!
CARATTERISTICHE:
DJI Spark è certamente piccolissimo, ma non va affatto confuso con i tantissimi mini-droni (la maggior parte giocattoli) che ogni giorno popolano il mercato. La sua velocità massima, in modalità sport, raggiunge infatti i 50 Km/h ed è Inoltre dotato di tutta la serie di sensori anti-collisione presenti anche su DJI Mavic Pro. Il controllo dello Spark può arrivare a 2 chilometri di distanza dal pilota (limitati a 500 metri qui in Europa), con l’uso del radiocomando ma vedremo in seguito che i dati sono troppo ottimistici; inoltre è sicuramente il primo drone della DJI pensato per decollare, ed atterrare, dal palmo della vostra mano ed è anche il primo che presenta la possibilità di essere pilotato solo con i gesti di una mano.
Tutto queste descrizioni per dirvi che nel suo compattissimo frame è presente un bel po’ di ottima tecnologia moderna che solitamente troviamo in macchine di categoria di costo ben superiore. DJI Spark non nasce quindi affatto come drone “compatto e quindi economico” , tutt’altro! Deve però scendere necessariamente ad alcuni compromessi a causa proprio del suo compattissimo e leggero chassis e che vedremo in seguito.
VIDEO:
La fotocamera ha un sensore da 12 megapixel, f/2,6 con campo visivo di 81,9°, e dimensioni di 1/2,3″. Sono perciò caratteristiche simili a quelle che si trovano in molti smartphone. I video hanno risoluzione fissa, 1080p@30 fps, con bitrate massimo di 24 Mbps, e vengono stoccati in MP4 con codec H.264. Riguardo le foto il discorso è diverso.
La risoluzione massima per le foto è 12 megapixel (3.968 × 2.976), ma la potete ottenere solo scattando tramite il binomio smartphone/telecomando. Quando ci troviamo in “gesture mode”, ovvero se stiamo controllando il drone con le mani, la risoluzione scende ad appena 1.440 × 1.080 pixel, solo 1,5 megapixel!. Quest’ultima è anche la risoluzione di “ShallowFocus”, un effetto di sfocatura dello sfondo creato ed applicato elettronicamente, simile a quello della Fotocamera Google ma sono limiti che dovrebbero essere corretti o eliminati dai futuri aggiornamenti del software.
CONTROLLI:
I controlli “a mano libera” sono la vera rivoluzione di DJI Spark. Far decollare ed atterrare il drone dal palmo della propria mano è molto facile ed immediato. È sufficiente puntarlo verso di voi, fare un doppio clic sul retro, ed aspettare qualche secondo che venga “riconosciuto” il vostro volto ed il drone inizi a spostarsi tirando verso l’alto. Chiariamo che il tracciamento del volto non è una misura di sicurezza letterale!. Non possiamo cioè impostare lo Spark in modo che decolli solo dopo avere riconosciuto il nostro viso!. È una funzione che serve al drone solo per capire che chi lo sta maneggiando vuole effettivamente che lui decolli e che non si è trattato di un doppio clic accidentale. Un’utile precauzione quindi.
Una volta che il dronino sarà in hovering davanti a voi, allungando la mano verso la sua parte frontale (consigliamo di tenere le dita serrate e non aperte) vedremo i LED dello Spark diventare verdi. Questo è il segnale che la nostra mano è stata riconosciuta. A quel punto, spostandola in alto o in basso, a destra o a sinistra, la macchina si muoverà di conseguenza. Spostandovi verso il drone, allontanandovi, o muovendovi lateralmente, questo drone continuerà a seguirvi. Attenzione però a non compiere movimenti troppo bruschi perché potreste perdere il contatto con lui.
Viceversa, quando vorremo interrompere il controllo tramite “gesture”, portate rapidamente la mano al petto: il gesto troncherà di netto la connessione. N.B. : Non allontanatela né abbassatela lentamente, altrimenti lo Spark potrebbe erroneamente interpretare il gesto come un comando. Sono poi presenti altri due comandi interessanti. Salutando il drone questo si allontanerà un pochetto, elevando contemporaneamente la sua quota ed attivando l’active tracking su di voi. A questo punto non avrete più il controllo con la mano ma lo Spark continuerà docilmente a seguirvi automaticamente se vi sposterete.
Il sistema funziona abbastanza bene, a patto che non compiate scatti rapidissimi e bruschi e che non ci siano troppi ostacoli in campo. Quando in active tracking, unendo il pollice e l’indice delle due mani (come in modo da formare una cornice virtuale) lo Spark catturerà una foto. Salutandolo nuovamente e con entrambe le braccia, il drone tornerà invece da voi. Ed infine, (grande!) mettendo semplicemente il palmo della vostra mano sotto di lui, questo atterrerà automaticamente.
Fin qui tutto bene, ma non è sempre tutto perfetto. Non tutti i comandi infatti, in particolar modo quello per allontanare e quello per far tornare il drone, vengono sempre recepiti ed interpretati correttamente. Inoltre, come già detto, le foto scattate in questa modalità sono a bassissima risoluzione, e soprattutto non si possono realizzare i video.
Si tratta di due limiti importanti che a noi di Genial Drone proprio “non vanno giù”, perché al di là del divertimento di pilotare il drone con una mano, il senso è proprio quello di scattare velocemente foto e video con un semplice gesto ma le foto hanno scarsa qualità ed i video ancora non ci sono. DJI ha assicurato che il supporto ai video arriverà con futuri aggiornamenti software e noi restiamo fiduciosi in attesa anche per gratificare il drone poiché la funzione “gesture” è una modalità assolutamente unica e peculiare di questo particolare drone.
CONTROLLO TRAMITE SPARTPHONE:
Per avere un maggiore controllo dello Spark, usufruiremo dell’app DJI GO 4, (compatibile con Android ed Ios). Da un punto di vista di interfaccia o controlli, si tratta della stessa app che già conosciamo e che apprezziamo nell’utilizzo con gli altri droni della casa cinese. App molto completa, semplice per quanto tecnicamente possibile ed in grado di essere personalizzata quel tanto che è necessario.
Sino ad ora, con i vari droni DJI da noi provati, ci siamo avvalsi per lo più del radiocomando e non abbiamo mai usato troppo l’app per il controllo del drone stesso ma con lo Spark il controllo tramite uno smartphone dimostra evidenti limiti e la cosa non ci piace poiché un drone di questa eleganza e compattezza dovrebbe invece avere uno dei suoi punti di forza nell’essere efficacemente controllato principalmente da uno smartphone!
In realtà c’è un solo, grave difetto: la portata. Già a 20 metri circa di distanza dal pilota, anche in aree prive di altre Wi-Fi, il segnale tra drone e smartphone si fa deboluccio e sia su Android che su iOS. Ci è successo più di una volta di veder diventare grigia la schermata dell’app, invitandoci ad effettuare rapidamente il “return to home” per recuperare il drone il che vanifica di molto molteplici peculiarità di quickshot.
Si tratta di una mancanza così smaccatamente palese che speriamo sia presto ovviabile tramite un aggiornamento software. Anche perché i valori dichiarati dalla DJI sono ben altri e più logici: 100 metri di distanza, 50 m di altezza, in campo aperto e senza interferenze. In pratica, almeno 4-5 volte tanto quanto rilevato dalla nostra prova e del resto la portata di una normale Wi-Fi non può essere così limitata come emerso dalle nostre prove.
Ci sembra infatti ci sia qualcosa che non torni, forse proprio nel software. Comunque, tralasciando momentaneamente l’aspetto della scarsissima portata, il controllo del drone tramite app è abbastanza buono; (per quanto possa esserlo il controllo con due stick virtuali). Con uno smartphone non potrete infatti MAI effettuare manovre di precisione ma vi sarà comunque possibile manovrare decentemente il drone “a vista” con relativa semplicità.
Altre funzioni di ripresa:
- Dronie: lo Spark si allontana da voi, in linea retta all’indietro e con un’inclinazione di circa 40°
- Circle: lo Spark effettua un movimento circolare, con altezza fissa, attorno al soggetto da voi scelto
- Helix: lo Spark effettua un movimento a spirale, allontanandosi poi sempre più dal soggetto scelto
- Rocket: lo Spark va a posizionarsi sopra il soggetto scelto e poi sale di quota, filmando ciò che c’è sotto di lui. (La videocamera si inclina fino ad 85°.)
Sulla “carta” fin qui tutto bene; ci sono però da considerare altri fattori pratici più realistici. Innanzitutto, in modalità “Dronie” e “Rocket” lo Spark tende ad allontanarsi molto da voi (50 metri circa) Ovviamente potrete fermarlo quando volete, ma si deve essere rapidi per non perdere il segnale. Se lo si sta pilotando con uno smartphone la cosa ha ancora più importanza poiché abbiamo già visto che la scarsità di portata e il non proprio agevole controllo tramite gli smartphone sono le sue pecche. In modalità “Circle” ed “Helix” avremo inoltre bisogno di un certo spazio libero attorno a noi poiché compie ampi movimenti non sempre prevedibili.
Una funzione che però funziona alla grande è l’active tracking, che a noi sembra davvero anche migliore del Mavic Pro. Lo Spark riesce infatti a tracciare e seguire un soggetto prestabilito anche in movimento e con molta facilità, regalandoci filmati d’effetto con nessun grattacapo. In questa modalità conviene sempre accertarsi che non ci siano ostacoli attorno al drone poiché, tutto “concentrato” a seguire il soggetto, non farebbe loro la dovuta attenzione e ci sbatterebbe contro quasi sicuramente.
COME VOLA:
Lo Spark è davvero rapido nel reagire ai nostri comandi. Il piccolo drone si rivela non solo molto veloce ma anche capace di virate molto strette grazie al suo peso leggero e alle sue dimensioni che gli conferiscono minore inerzia rispetto ai droni più grandi e più pesanti. Il sistema “anticollisione frontale” è inoltre sicuramente efficace ma non è però disponibile nella modalità sport quindi il pilota ne dovrà anzi tenere conto nelle manovre di precisione fra gli ostacoli.
L’immediatezza è in assoluto il punto di forza di questa macchina. È il più piccolo drone della DJI, ma anche se un modello come il Mavic Pro ripiegato non è poi molto più grosso rispetto allo Spark, quest’ultimo è invece subito pronto a volare! Qui non ci sono braccetti da ripiegare o carrelli da fissare: dopo averlo puntato verso il nostro volto sarà pronto a decollare. Questo, a volte, può fare la differenza quando se tutto quello che vogliamo è catturare qualche air selfie o poco più.
È insomma un drone divertente e pratico ma poiché non esistono i pranzi gratis, se da un lato le sue dimensioni e la sua piccola stazza sono un vantaggio in condizioni ideali in assenza di vento sostenuto, dall’altro lo Spark sente abbastanza la presenza del vento, vera bestia nera per ogni drone. Già con venti moderati, il modello fatica con evidenza per mantenere una posizione ferma, e questo influisce un bel po’ sulle riprese video.
Ancora una volta quindi non volate troppo vicino a degli ostacoli, perché per cercare di compensare gli scuotimenti dovuti al vento lo Spark potrebbe muoversi improvvisamente più del necessario. Ribadiamo ancora con forza che per questo tipo di droni, la presenza di un radiocomando e NON uno smartphone è fondamentale! Con il telecomando (lo abbiamo provato) la versione si chiama Fly More Combo di DJI Spark.
Questa si differenzia da quella base per la presenza appunto del telecomando, di due batterie aggiuntive, il paraeliche, caricabatterie multiplo. Con un vero telecomando l’esperienza d’uso del drone è sensibilmente migliorata e la cosa è ovviamente più che logica. I controlli sono ora precisi, sono presenti alcuni tasti personalizzabili e diventa finalmente facile pilotare il drone e spostare contemporanemanete la videocamera di bordo. Purtroppo manca un display che avrebbe sicuramente aiutato ma lo Spark è pensato per un utilizzo con minori ingombri possibile.
Comunque, anche con il suo telecomando non è che scompaiano alcuni difettucci: innanzitutto, il telecomando si collega al drone via Wi-Fi e non tramite sistemi proprietari come in altri droni della DJI. Così, ancora una volta, la portata del Wi-Fi viene ad essere un pò troppo limitata. Non si potrà mai arrivare ai 500 metri promessi perché già prima dei 100m ci saranno infatti problemi di streaming del segnale video.
RIPRESE VIDEO E FOTO:
DJI Spark realizza scatti a max. 12 megapixel. Noi confermiamo le buone impressioni sui colori, già evidenziate nelle nostre prime prove. Peccato però per l’assenza di HDR. Le foto con luce diurna sono di buona qualità, ben definite e con un buon bilanciamento generale, ma soffrono un poco nelle aree a forte contrasto. Le foto in condizioni di poca luce allungano parecchio i tempi di posa ed è molto difficile che non risultino “mosse”.
Per farla breve possiamo quindi affermare che nelle migliori condizioni e con la massima risoluzione lo Spark realizza immagini con l’accuratezza di un ottimo smartphone. Nel reparto video la stabilizzazione è a due assi (pitch e roll), e quindi mostra un certo ondeggiamento che la compensazione elettronica non riesce ad eliminare completamente.
Se con una macchina come il Mavic Pro vi sembrerà di avere una videocamera inchiodata in cielo, con lo Spark avremo più l’effetto di una videocamera tenuta a mano, una mano abbastanza ferma, sia chiaro ma pur sempre con visibili movimenti anche se la filosofia di utilizzo di questo drone è volutamente diversa da quelli dedicati alle riprese professionali.
AUTONOMIA:
La batteria di bordo da 1.480 mAh fa quel che può, ovvero circa un quarto d’ora in condizioni ideali e “sulla carta” ma nella pratica saranno sicuramente meno poiché se il drone dovrà pure lottare contro venti sostenuti non si arriverà mai a più di 12 minuti di volo quindi noi di Genial Drone consigliamo di acquistare un’altra batteria di riserva (o più) e il divertimento raddoppierà.
- Controllo tramite “gesture”
- Piccolo, leggero ed immediato
- QuickShot cinematografici e semplici
- Elegantissimo
- Ottima costruzione
- Manovrabilità intrinseca
- Funzione Gesture migliorabile
- Portata Wi-Fi da smartphone
- Autonomia
- Prezzo non basso della versione “fly more combo”